Ferrovita

Quando la gente ti chiede dove sei, cosa hai fatto, dove sei stato, cosa stai facendo... Molte sono le risposte, i dialoghi, ma più di tutto la faccia curiosa ed eccitata di ascoltare che sei stato un anno in Spagna, un altro in Africa, che quello dopo sei volato in Cina o in Giappone, in America o in Canada. Ma…nessuno che guardi te. E tu devi trovare te stesso, la capacità di non fuggire seguendo la mente che distorce e distoglie dal suono del silenzio; devi poter trovare armonia, devi poter raccogliere quel prezioso tesoro che hai seppellito nel tuo giardino ed andare a cercarlo altrove: non serve un intellettualismo sterile; non servono nozioni che confondono; serve il coraggio di ascoltarsi, di allargare il cuore e manifestare quel che per troppo tempo è stato soffocato. Raccontare di sé. Della propria vita, dei propri ricordi, dei successi e delle sconfitte, dei sentimenti, delle paure, degli amici e degli amori…

Questo il tema affrontato da Aldo Craparo in FERROVItA.Dove mi porti mia arte? L’interrogativo che l’autore pone a se stesso. Quando in lui si è affacciata la passione per il teatro la cosa più giusta da fare era sentirla, percepirla, guardarla, entrare nel sogno,  immergersi in esso e viverlo, sentirlo sulla pelle, osservarlo con amore e lasciarlo espandere dentro di lui.

Ma cosa perdeva? Lo scorrere della vita, l’odore di casa, i gesti di persone a lui care.

Un viaggio teatral-musicale, un viaggio dentro se stessi alla ricerca di domande e risposte. Tutto ci arriva attraverso gli occhi e la voce del protagonista mentre rivive le sue esperienze e   crea con le parole un prodigio di ironia, nostalgia e vitalità. Accompagnato dalle note accattivanti, struggenti, scanzonate della fisarmonica, dal suono caldo, appassionato e graffiante di un clarinetto. Una drammaturgia che va a pescare nei territori del genere popolare, una musica trasversale che può apparire di amabile consumo e che, al contrario, racchiude in sé tutti gli elementi di una straordinaria cultura.